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Non sempre equanimemente valutato dagli studiosi quanto gli altri scritti maggiori di Voltaire, il "Commentario sullo "Spirito delle leggi"" del 1777 qui per la prima volta tradotto in italiano - si configura come uno straordinario affresco delle idee-cardine del celebre philosophe durante l'ultima e feconda stagione della sua infaticabile battaglia per la diffusione e il trionfo dei "lumi". Idee-cardine qui magistralmente condensate proprio in ciò che di più lo separò e in ciò che di più lo unì all'autore dell'"Esprit des lois": Montesquieu. Così, la diversa valutazione del Medioevo, del dispotismo orientale, della moderna monarchia assoluta e, soprattutto, della divisione e del controllo reciproco dei poteri fondamentali dello Stato, insieme all'antischiavismo, l'umanitarismo, il garantismo, la tolleranza diventano i principi fondamentali per il confronto che si apre in questo libello. Voltaire ha saputo - in questo testo come altrove - rendere giustizia sia all'uomo Montesquieu sia al suo capolavoro, definendo il primo "il più moderato e il più fine tra i philosophes" e il secondo "il codice della ragione e della libertà".